Cosa hanno in comune un monocordo dell’antica Grecia e una piattaforma di produzione musicale basata sull’intelligenza artificiale? La risposta è semplice: il suono. O meglio, la ricerca dell’armonia.
Sin dall'antichità, il suono ha affascinato filosofi, scienziati e artisti. Pitagora, nel VI secolo a.C., osservò che la lunghezza delle corde vibranti determinava rapporti armonici precisi. Fu il primo a intuire che la musica è matematica, e che l’armonia può essere spiegata in termini numerici. Non si trattava solo di musica: per i pitagorici, l’intero universo era musica — la celebre musica delle sfere.
Con il tempo, le conoscenze si sono evolute: dalla fisica acustica di Galilei e Mersenne, all’invenzione dei microfoni e della registrazione nel XIX secolo, fino all’era digitale, in cui i suoni vengono analizzati, manipolati e creati con software sempre più sofisticati.
Oggi siamo entrati in una nuova dimensione: l’intelligenza artificiale. Le AI sono in grado di:
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comporre musica,
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analizzare frequenze e armonici,
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ottimizzare il mix audio in tempo reale,
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persino interpretare l’emotività del suono.
Siamo di fronte a una nuova rivoluzione musicale, eppure le domande di fondo restano le stesse:
Cosa rende un suono armonico? Perché alcune combinazioni ci emozionano profondamente?
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